giovedì 15 dicembre 2005

A Natale e Sempre

«A Natale bisogna essere tutti più buoni».
Ma perché poi? Perché solo a Natale, perché non sempre, tutto l'anno, tutti i giorni, tutti gli attimi in cui incontriamo qualcuno per strada?
Magari quel qualcuno che ha fatto del male, ha appena violentato qualcun altro, ha rubato...; il disonesto di turno, l'arrogante, il furbetto, il corrotto, il clandestino, l'omicida, il politico bugiardo, il giornalista arrivista, il cittadino indisciplinato...
Sì, più buoni, tutto l'anno e tutti gli attimi.
Ma anche più inflessibili, noi e lo Stato che ci rappresenta, perché bontà e severità, rigore e clemenza possano convivere e coesistere; perché nessuno si arroghi il diritto di pestare i piedi a qualcun altro, perché si possa vivere tutti insieme, gente di ogni colore, razza, religione, pensiero e condizione, serenamente, senza razzismi, ma anche senza timori, con giustizia sociale, ma anche con ordine pubblico, perché si possa lavorare senza che qualche idiota ti punti un coltello alla gola, perché si possa dare da mangiare all'affamato e si possa punire il falso invalido e il finto povero.
Più buoni e più onesti, più rigorosi e più giusti, sempre, non solo a Natale.
Nessuno tocchi Caino, ma nessuno uccida Abele!

Buon Natale a tutti, a chi è onesto e a chi si si pente di malefatte; e, francamente, nessun augurio a chi persevera nelle vie tortuose, nonostante possa - e debba - ravvedersi.
Gesù è nato per tutti, ma non ha senso ricordarsi di Lui solo a Natale.

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