domenica 27 maggio 2007

AncorA cAtAniA in A

Ultimamente ho scritto poco sul blog, e meno che mai di calcio, ma mi avevano indotto a farlo gli spiacevoli fatti di febbraio, e tutta la "congiura" che ha cercato di mettere in ginocchio il Catania calcio e l'intera città. Ora riprendo, scrivendo, appunto, ...di calcio, ora che il Catania si è davvero salvato dal baratro ed ha strenuamente lottato per rimanere in serie A, la meritata serie A per una squadra che nella prima tornata del campionato è stata persino tra le prime della classe. E lo faccio con piacere, come un sollievo dopo questi mesi di angoscie e di ansie e anch'io mi associo al "Forza Liotru" dei miei amici etnei, in questa giornata uggiosa, che non fa sembrare Sicilia questa magnifica terra.
Ancora una volta Palermo e Catania la rappresenteranno nella massima serie del calcio, con onore e dedizione, com'è giusto che sia.
Mi dispiace per il generoso Chievo, che ha subito un chiaro e classico 2-0 da una squadra "dimezzata" ma combattiva come sempre, e mi dispiace per il buon Messina, che poteva certo far compagnia a rosanero e rossazzurri per tenere alta la bandiera (giallorossa, guardacaso) della Trinacria.
Forza Liotru!

venerdì 2 febbraio 2007

Vergogna

Lo dico da tifoso del Catania, di quella Catania che è stata per anni (e nel cuore è ancora, sempre) la mia seconda città: «Vergogna!». Quello che è successo al termine della partita Catania-Palermo per colpa di un gruppo di criminali delinquenti trogloditi che non saranno mai degni di definirsi "tifosi" è inaudito, fa solo male a una città operosa e civile, alla sua gente, alla Sicilia tutta, e non solo alla famiglia del povero Ispettore Filippo Raciti, morto solo per aver esercitato il suo dovere di controllo e prevenzione, per mano di bestie neppure degne di umana pietà e comprensione.
Questo è l'ennesimo atto che infanga il calcio, già vessato da corruzione, scandali, doping e fattacci vari che adesso sì, veramente, tolgono i prosciutti dagli occhi di chi non vuol vedere, di chi continua ancora fariseicamente a pensare a uno sport pulito e ideale, che non c'è più, da tempo. Altro che "campionato più bello del mondo", questa porcheria di mix assurdo di corruzione, spreco di denaro e finta tifoseria da guerriglia urbana. È solo un gravissimo problema di ordine pubblico, oramai, che fa ribrezzo, inorridisce e allontana dallo sport vero, dallo spirito agonistico, dalla gioiosa tifoseria.
Al di là del risultato, che ha visto giustamente il Palermo prevalere sul pur volenteroso Catania, al di là del clima del derby, al di là di tutto, interroghiamoci su quanto si deve fare, perché non basta - come giustamente si è fatto - fermare il campionato, bisogna garantire la sicurezza, punire i colpevoli (questi e tutti gli altri), eliminare (ma sul serio) la corruzione, e finanche proibire la perversa esacalation economica che porta gli ingaggi alle stelle e induce certo a corruzione e atteggiamenti emulativi spregevoli.
Cominciamo anche ad usare un linguaggio più consono: basta con la violenza verbale nelle trasmissioni e nei titoli dei giornali, basta con quelle porcherie di striscioni (anche quelli idioti con i doppi sensi pseudo-sessuali, soprattutto da psicolabili) e le invettive; e basta definire "tifosi" dei delinquenti scalmanati che vanno allo stadio con lacrimogeni, bombe carta e tanta voglia di far violenza: certi criminali non debbono avere la possibilità di infangare il nome dei tifosi veri, delle squadre di calcio e di intere città, che non rappresentano e non rappresenteranno mai.
Cominciamo a pretendere che la giustizia sportiva funzioni davvero, e non produca decisioni poco chiare e poi persino riviste e smentite, come purtroppo abbiamo dovuto constatare nei mesi scorsi, quando tutti invocavano pene severe contro corrotti e corruttori, ma poi si è visto ben poco di veramente serio e austero, come si addice ad una giustizia autorevole.
Cominciamo a dividere i buoni dai cattivi, una volta per tutte, siano essi tifosi, finti tali, calciatori, presidenti, procacciatori, corruttori, corrotti, giornalisti liberi o "integrati", cittadini onesti e meno onesti, e a pretendere rigore e onestà, da parte di tutti.
Catania non merita questi affronti, come non lo meritano tutte le altre città d'Italia. L'Italia non merita questo prevalere di cretini, che costringono a enormi sprechi per lo Stato e le forze dell'Ordine, che potebbero benissimo essere impegnate altrove invece di dover sempre fronteggiare questa massa di sottosviluppati.
Tutti dicono «è ora di fare qualcosa». Ora bisogna decidere cosa, e farlo davvero. Subito.

Alla famiglia dell'Ispettore vanno non solo le più sentite condoglianze, ma anche le scuse di chi non ha saputo impedire questo, e l'obbligo da parte di tutti noi di invocare e ottenere giustizia e la giusta pena per i vandali che hanno rovinato questa bella giornata, in questo venerdì di preparazione a Sant'Agata, che piange per la sua Catania.

domenica 24 dicembre 2006

CQ de SAQ

È stato davvero emozionante ricevere SAQ, la trasmissione celebrativa dei 100 anni della prima trasmissione telegrafica senza fili nel mondo, avvenuta dall'Alternatore Alexanderson in Grimeton (Svezia) su 17.2 kHz. La trasmissione celebrativa avviene ogni anno, ma quest'anniversario è davvero significativo, per la storia che rappresenta.
Stamattina SM6NM (Lars Kålland, nella foto mentre manipola il tasto telegrafico) ha trasmesso, a partire dalle 0800utc il testo:
«VVV VVV VVV CQ CQ CQ DE SAQ SAQ SAQ = THIS IS GRIMETON RADIO/SAQ IN A TRANSMISSION USING THE ALEXANDERSON 200 KW ALTERNATOR ON 17,2 KHZ . TODAY WE CELEBRATE THE CENTENARY OF THE FIRST WIRELESS TELEPHONY TRANSMISSION IN THE WORLD , PERFORMED BY REGINALD A FESSENDEN FROM MASSACHUSETTS , USA . WE WISH YOU ALL A MERRY CHRISTMAS AND A HAPPY NEW YEAR . = SIGNED : THE ALEXANDER-GRIMETON VETERANRADIOS VAENNER ASSOCIATION + FOR QSL INFO PLEASE SEE OUR WEBSITE : WWW.ALEXANDER.N.SE II WWW.ALEXANDER.N.SE = DE SAQ SAQ SAQ».
In "simulcast" con l'amico Aldo Moroni in Solbiate Olona (Varese), che riceveva la stazione con antenna Miniwhip e scheda audio del computer, ho riceuto la trasmissione su 17.18 kHz alle 0824utc con WiNRADiO G313e (ma anche nell'AOR 7030 plus arrivava benino) e antenna Wellbrook ALA 1530 plus. Ho dovuto inserire un filtro notch anti-FM 88-108 MHz perché un'FM locale (a 50 metri da casa!) riusciva a disturbare con le sue spurie anche su 17 kHz, impedendo la demodulazione del segnale di SAQ. Inserito il notch, SAQ è apparsa debole ma chiara e ne ho potuto registrare il call "VVV VVV CQ de SAQ" (qui il <clip>), estrapolandone anche la traccia video con i segnali morse con Spectrogram e Argo, i due programmi che uso quotidianamente, insieme a CW-get, come ausilio per l'ascolto di stazioni in telegrafia e QRSS.
Mi sento di ringraziare anche Fabrizio Magrone, attento osservatore delle trasmissioni "utility", che da tempo mi segnalava l'evento («SAQ è la Radio Sant'Elena delle utility», dice giustamente) e Andrea Lawendel, che ha anche scritto un bell'articolo in merito su Radiopassioni. E ripetendo proprio il titolo di Andrea, anch'io faccio a tutti un "lungo augurio in codice Morse"!
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venerdì 22 dicembre 2006

e allora Buon Natale!

Si fanno sempre più spesso finanche troppe polemiche artificiose sui simboli religiosi, sulle feste, sulle tradizioni. In nome di una presunta "accoglienza", di un presunto "rispetto", di una malintesa "accoglienza" c'è chi stoltamente propone di rinunciare alle proprie tradizioni, alla propria cultura per "non offendere" gli altri. Ma veramente si pensa che si sia un maggiore rispetto, vergognandosi delle proprie origini? Sono sicuro di no. Non è questo il modo corretto per approcciarsi al problema, complesso, del rispetto reciproco tra le varie religioni.
Il Natale e le feste di fine anno fanno parte della cultura e delle tradizioni europee prima che italiane, e questo va molto al di là del semplice lato religioso; infatti anche chi non è cattolico o evangelico o ortodosso, in qualche modo festeggia il Natale, quanto meno ne sente il clima, e non c'è nulla di male a scambiarsi gli auguri, anche in Nazioni come la nostra ,dove vivono tanti ebrei (ho alcuni amici) e musulmani (ne conosco tanti, e con le famiglie di tanti ragazzi albanesi e tunisini ho lavorato a lungo).
Al di là del fatto che è "il Natale del Signore", è anche un periodo di tempo in cui si cerca di "essere più buoni", di ripensare alla propria vita, alle proprie azioni, alle proprie relazioni, magari proponendosi di ...fare meglio, a volte scadendo pure nel fariseismo peggiore: ci si pensasse tutto l'anno, a essere migliori...

Togliere i crocefissi, i presepi, gli alberi di Natale, abolire i canti natalizi dalle scuole mi sembra un'idiozia pura. Alla fin fine non si ripetta mica "l'altro" in questo modo; si trova invece una scusa per "vergognarsi" delle proprie origini e rinnegare quello che, ripeto, fa parte della nostra cultura prima ancora che della nostra cristiana religione.

E allora io gli auguri li faccio (con orgoglio), a tutti, credenti e non, cristiani, ebrei, musulmani, induisti and so on. E li faccio in tutte le lingue, come in questa simpatica pagina di Wiktionary (da cui abbiamo anche preso a prestito l'immagine del presepe, e cui tributiamo il dovuto copyright).
Buon Natale e Felice Anno Nuovo, Feliz Navidad y Feliz Año Nuevo, Merry Christmas and Happy New Year, Eid Milad majid wa Sana Mubaraka, Khag Molad Same'akh ve Shana Tova, Joyeux Noël et Bonne Anneé, Hauskaa joulua ja onnellista uutta vuotta!, Frohe Weichnachten und ein glücklisches neue Jahr , Schastlivogo Rosgdestva i veselogo novogo Goda, Nixtieqlek il-Milied it-Tajjeb u s-Sena t-Tajba, Bon Natali e Filici Annu Novu, Bonan Kristnaskon kaj felican novan jaron!

giovedì 9 novembre 2006

Viva Lippi, abbasso il Trash


Viva Lippi (Claudio, non l'ottimo allenatore Marcello, cui dicemmo "viva" in altre occasioni).
Via Lippi perché ha risvegliato le coscienze sull'increscioso fenomeno della TV Spazzatura, con la sua garbata ma ferma polemica con la trasmissione Buona Domenica.
Di TV Spazzatura aveva a suo tempo parlato persino la signora Franca Ciampi, moglie dell'onoratissimo Presidente, ma il tema non è affatto nuovo. E non riguarda solo la simpatica trasmissione di Costanzo & Co.
Il Trash purtroppo impera nel mondo televisivo da tempo, sia nelle reti nazionali RAI, sia in Fininvest, sia anche (o forse peggio) nelle TV private più piccole.
Parolacce, bestemmie, cattivo gusto, sono all'ordine del giorno - e non è per fare i moralisti di ritorno, ma proprio perché alla fine stufano e schifano.
Il fenomeno dei Reality, che poi di "reality" hanno ben poco, con tutti quei personaggi finti in luoghi finti e situazioni finte, ha esagarato la questione sino all'inverosimile, e in certe trasmissioni, che pure avrebbero una loro certa valenza, non si fa altro che parlare di personaggi televisivi (famosi e meno famosi) che danno il peggio di sé, nelle "Isole", nei salotti, nelle camere da letto (penoso vedere uomini in mutande, che, come diceva il Signor G, non è mai bello vedere)...
Quanta gente non ne può più di pupe e pupattole, secchioni e finti intellettuali che ocheggiano per conquistare la pagnotta, quanta gente è stufa di tutto questo, delle allusioni sessuali più idiote, dei finti litigi, delle chiacchiere da baraccone? Tanta. E Claudio lo sa, e se pure ha cercato di dare il suo contributo come comico, oltre che come cantante, ora è stato costretto a "scoppiare", come avrebbero fatto tanti di noi al suo posto.
Sì, sarebbe ora di dire basta, veramente, e di tornare alla TV seria, quella dell'intrattenimento, dell'informazione, della notizia, della TV dei ragazzi, dei documentari, dell'approfondimento, della comicità pulita ed educata. «Non è mai troppo tardi», come diceva proprio in TV un noto maestro di un tempo. Ebbene: cominciamo.
Viva Lippi che ha avuto coraggio.

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Claudio Lippi invita, nel suo sito a diffondere l'iniziativa "Spegni la TV della Volgarità" e noi volentieri aderiamo

venerdì 28 luglio 2006

Scrivere senza Ordini

Liberalizzazioni, una parola che tutti pronunciano, ma pochi vogliono attuare veramente. Se ne contendono la paternità, oggigiorno, destra e sinistra.
Continueranno quelle proposte da questo Governo e dal Ministro Bersani, o saranno – come qualcuno ha paventato – un fuoco fatuo e un inutile tartassamento sui tassisti?
A giudicare dalle recenti levate di scudi di avvocati e farmacisti, qualcosa si muove.

Non sappiamo sino a che punto si spingeranno, se – come più volte auspicato dalla Comunità europea e come segnalato, tra gli altri, da Daniele Capezzone e dal suo partito – si arriverà al superamento degli Ordini Professionali e degli Albi, ma temiamo che le "corporazioni" dei professionisti difficilmente cederanno e ammetteranno che la difesa corporativa dei privilegi non è più attuale, è roba del peggiore fascismo, oggi invisa alla destra come alla sinistra, ma purtroppo ancora viva e vegeta.
Soprattutto l'Ordine e l'Albo dei Giornalisti, che fine faranno? Saranno mai toccati, o lo strapotere dei Mass Media farà fronte contro e si arroccherà, tanto da costringere il Governo alla retromarcia?
Domande senza risposte, al momento, ma che invitano ad una attenta riflessione.

Già nel 1993, in alcune Interviste di Radio Radicale, Diego Novelli, Emanuele Macaluso, Guglielmo Castagnetti, Carlo D'Amato e Silvano La Briola si erano pronunciati contro il mantenimento di quell'Ordine che Marco Pannella aveva proposto di abolire, ma che mai è stato toccato, come se queste voci fossero non quelle di autorevoli personalità, ma quelle di gente senza importanza. Persino quel Clemente Mastella, ora ministro e allora esponente DC, dichiarava: «Bisogna stabilire condizioni diverse per il reclutamento dei giornalisti. La cosa risibile è questa: si è molto parlato di voto di scambio, di raccomandazioni... nessuno ha mai spiegato come si arriva ad essere giornalisti. Si passa attraverso le raccomandazioni, con poche libertà di scelta». Chissà se oggi il Ministro la pensa allo stesso modo, ma quella sua di allora è un'opinione condivisa da molti.
Dell'abolizione, o del superamento degli Ordini professionali, se ne parla, in giornali e siti web, ne parla Massimo Giannini, vicedirettore di Repubblica: «Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione liberale che segnerebbe in modo importantissimo la politica economica del governo». È vero: sarebbe anche questa una rivoluzione liberale, e troviamo strano che tanti liberali, stranamente, levino gli scudi contro, con la scusa di tutelare una professione, invece cercano di arrampicarsi sugli specchi difendendo privilegi indifendibili.

Il decreto Bersani, ovviamente, non piace a chi degli Ordini si occupa, come Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine lombardo, che in questo articolo intitolato Il "fuoco amico" del governo Prodi affonda la piattaforma della FNSI, si lamenta dei problemi che il decreto introdurrebbe con la paventata liberalizzazione delle tariffe professionali per giornalisti freelance (iscritti all'Ordine); Manlio Cammarata, in questo articolo (Giornalisti free lance bastonati da Bersani e Visco?), dà una lettura diversa dello stesso problema, concentrandosi sugli aspetti finanziari delle proposte del Governo.
Il problema non è solo "tariffario" o "pensionistico", ma investe anche aspetti più importanti: la preparazione, la competenza, la libertà del giornalista. Gilly Castellano su questa pagina pubblica un'Indagine Censis: giornalisti liberi, ma non troppo. L'indagine è stata commissionata al Censis dall'Ordine dei Giornalisti, e i risultati non sono proprio esaltanti per chi vorrebbe a tutti i costi affermare che il giornalista è ipso facto libero...
Liberi dalla politica? Liberi dagli Editori, Liberi dall'Ordine? Liberi da se stessi?

La questione se l'Ordine serva o meno non è nuova. Il 15 Giugno del 1997 si tenne un referendum fortemente voluto dai Radicali e da Marco Pannella. Vi fu certo un difetto di informazione (doloso?), al Popolo italiano non interessò molto, e solo il 30% andò alle urne: quorum non raggiunto, di questi, però, il 65.5% si è espresso per il sì e il 34.5 per il no. I tempi non erano maturi, come si direbbe? Da allora gli echi di questa riflessione non si sono spenti.

È davvero utile l'Albo? tutela il giornalista, in questi tempi in cui la libertà di stampa viene da più parti attaccata, o tutela – piuttosto – i privilegi? Chi lo vuole difendere a tutti i costi, e chi lo vuole invece affossare?
Ordini e albi sono invenzioni prettamente italiane (retaggio corporativista): all'estero esistono le Associazioni di Categoria, che non sono la stessa cosa, e allo stesso modo vengono tutelate professionalità, competenza e libertà dei professionisti. In America o in Inghilterra per diventare giornalisti bisogna saper scrivere, essere preparati, averci le p****, seguire la deontologia ed essere corretti e non violare le leggi, non serve un Albo e un Ordine per dare "patenti".
La Costituzione Italiana, all'art. 21, sancisce la libertà di opinione e di pensiero in tutte le sue forme, ma ancora oggi se la stessa cosa la scrive il giornalista iscritto all'Albo c'è un dato regime civile e penale, se la scrive un cittadino non iscritto ci sono soprattutto divieti, ordini, sanzioni, persino il carcere, in taluni casi. È normale tutto questo? È concepibile?

Francesco Gavazzi ed Eugenio Scalfari se ne sono occupati a Dicembre 2005, suscitando le ire di Franco Abruzzo, sul Corriere della Sera, che tuona – vedasi questa pagina – anche contro Massimo D'Alema, ora Ministro degli Esteri, che ha confessato in televisione di aver votato, nel 1997, con Marco Pannella, a favore dell'abolizione dell'Ordine. Il Ministro sarebbe "ingrato" in quanto anch'egli giornalista professionista...
Tra le motivazioni per l'opposizione all'abolizione si cita anche il problema del segreto professionale, questione certamente non secondaria, anzi..., ma che all'estero è tutelata diversamente, senza bisogno di Ordini professionali, e non per questo facilmente violabile: e volendo, anche da noi...
E via discorrendo.

Si è persino aperta una discussione sul valore legale della laurea: da abolire? In Inghilterra la laurea non ha valore "legale", e le università inglesi sono tra le migliori. Per quanto riguarda i giornalisti, si potrebbe pensare, da un lato, "l'opportunità" (non obbligo) di una laurea in Scienze della Comunicazione per i futuri giornalisti, e, dall'altro, a nuovi e diversi metodi per qualificare la professionalità. Anche qui serve una seria riflessione, non servono arroccamenti, ideologie, denuncie penali o bavagli. Parliamone...

I farmacisti paventano la serrata perché i farmaci si potranno vendere al supermercato, giusto e sbagliato al contempo: bisogna assicurare certezza e qualità per questa ipotetica vendita. I giornalisti faranno la serrata se gli si prospetta di chiudere l'Albo?
Il problema che nessuno vuole discutere rimane: per essere giornalisti – stante lo status quo – bisognerebbe essere iscritti al famoso Albo, e per esservi iscritti bisogna aver scritto in un organo di stampa per un tot tempo e per tot articoli: il cane che si morde la coda, perché chi già sta dentro si ostina a cercare di non far entrare i nuovi (a meno che, come direbbe Mastella, non siano raccomandati), non ditemi che non è così...
Sappiamo bene che per alcuni "arrivare" all'albo è un mito; c'è anche chi sogna il famoso "tesserino" anche di notte (magari poi cercando di impedire agli altri di arrivare a questa mèta). Posizioni legittime (ci mancherebbe), anche se sarebbe meglio far loro capire che non si impara a scrivere o si diventa veri giornalisti solo possedendo un pezzo di carta plastificata, e soprattutto che l'iscrizione non serve ad impedire ai nuovi di entrare, non è un privilegio...
E chi sta fuori e dell'Albo non ne vuol sapere? Chi non ha rinnovato (volontariamente) l'iscrizione?
E i bloggers, e chiunque voglia esprimere liberamente la sua opinione secondo le leggi e la Costituzione Italiana (libertà di pensiero e opinione) senza essere perseguito, denunciato, calunniato, arrestato solo per aver detto qualcosa, e reo solo di aver scritto pur non essendo iscritto ad un Ordine? Che diritti e obblighi dovrà avere? Potrà stare certo che non gli sequestrino il sito, solo per censura?
Insomma, chi potrà scrivere e parlare, in questo Paese democratico?

Le liberalizzazioni, appunto, tutti le volevano, ma quando si stanno facendo tutti le osteggiano: meglio far finta di cambiare affinché nulla cambi, come direbbe il Gattopardo.

domenica 28 maggio 2006

cAtAniA!


Alla vigilia del mio compleanno (eh sì, li faccio pure io, il tempo passa...) non poteva che essere il regalo più bello: rivedere il "Liotru rossoazzurro" di nuovo in serie A, dopo ventitré anni.
Tanti anni sono passati. Ero là, allora, in Via Mons. Ventimiglia, quando arrivò la notizia che il Catania di quell'eclettico e vulcanico Angelo Massimino ("Io può") varcava la serie maggiore, ero là e avevo imparato da qualche anno la "catanesità" e potevo visitare ogni giorno il Liotru (l'Elefante) di pietra lavica e Piazza Università. Altri tempi...
Poi la squadra ha avuto vicissitudini varie, sino alla serie C, e i suoi tifosi l'hanno seguita e sostenuta sempre, e ci hanno creduto, ed ora finalmente torna in A, e si prospettano ottimi derby Catania-Palermo (peccato per il Messina, retrocesso in B), ed è tutta la Sicilia che deve essere contenta di questo, non solo Catania e i catanesi di ogni dove.
Seguo poco il calcio (lo sport in genere), specialmente ora che scandali e porcherie varie lo stanno rendendo odioso a molti, ora che è un calcio fatto di milioni di euro, di "ingaggi", di arbitri... be', lasciamo perdere; ma il Catania è sempre stato la mia unica "passione" sportiva, e non posso che essere felice per il ritorno in A del Catania, secondo in classifica di B, che ha condotto un campionato esemplare. Oggi ha superato l'Albinoleffe, che si è difesa con onore (e che speriamo possa salvarsi ai play-out) e ventimila tifosi "rossazzurrissimi" l'hanno sostenuto e incoraggiato. E allora, forza Catania, forza Liotru e ad majora!
Ora tra Mantova, Toro, Modena e Cesena (gran belle squadre), ai play-off vinca la migliore, per seguire il Catania in A.

domenica 2 aprile 2006

La Bestia Umanica

Da siciliano che ama la Sicilia non posso che essere inorridito per quello che tre pezzi di ...cacca hanno fatto al piccolo Tommaso, e soprattutto sapendo che sono siciliani d'origine. Non ci sono parole per manifestare il disprezzo per questa canaglia di gente zozza e inutile.
Qui persino la Mafia ha sempre aborrito il sequestro di bambini: «nun si tòccunu i picciriddi». In Sicilia non ci sono quasi mai sequestri e men che mai di bambini. Se casi "strani" ci sono, come quello della povera Denise, hanno altra spiegazione sociologica e criminologica. E questo proprio per il sacro rispetto che i siciliani onesti (e persino quelli meno onesti, come dicevo) hanno per la vita umana e per l'infanzia.
Questa storia assurda ha toccato le nostre menti e i nostri cuori e ci ha fatto persino dubitare di certi nostri assunti, come la pena di morte, che umanamente rifiutiamo. Ma quale pena, quale?, possiamo immaginare per chi sequestra un bimbo e lo uccide (e in un modo odioso e schifoso, che manco con i cani si usa) solo perché ...piange? Quale tortura?
E` troppo semplice rispondere che bisogna invocare il perdono, è la solita storia: Caino uccide Abele e noi dobbiamo arrogarci il diritto di "perdonare" Caino senza poi aver rispetto per Abele...
Solo Dio può dare o togliere la vita o la morte, solo Dio può perdonare il Peccato originale e il peccato quotidiano, e a noi rimane il dubbio, di cosa sia il perdono, cosa la giustizia, cosa l'amore e l'odio, cosa la pace e la guerra.
Ammazzare quegli animali non ridarebbe la vita a Tommaso, ma persino dar loro da mangiare in carcere sembra troppo, immeritato davvero per una simile efferatezza. Come in tutti i casi del genere, passati, presenti e futuri.
Ma in che mondo viviamo?
Davvero l'uomo, la "bestia umanica" del Bingo Bongo celentaniano (scusateci la citazione, non è per sdrammatizzare) è davvero la più feroce: la scimmia non uccide con la coscienza di farlo, l'uomo sì. Uomo?
A volte è la Bestia che subentra, quella apocalittica, con la maiuscola, quella con il 666, e la coscienza lascia il posto alla crudeltà che neppure i libri di criminologia sanno descrivere.
Da chiunque vinca le elezioni, domenica prossima, ci aspettiamo soprattutto una cosa: Sicurezza. Sicurezza al 100%, prevenzione e repressione del crimine, giustizia e condanna, pene certe e severe.
Altro che balletti su "conflitti di interesse", tasse (che tutti dicono di non volere e poi appioppano), "par condicio" e idiozie varie. Chiediamo sicurezza, e non solo per questo assurdo caso, ma per tutto il resto, una famiglia sterminata da un sedicente "pattista col Diavolo", criminali che sparano ad un Carabiniere, rapinatori di ville, spacciatori di morte, delinquenti "patentati" che scorrazzano per le strade, canaglia varia.
Pensateci, cari signori. Invece delle "mollezze" che ci ricordano le incertezze di Weimar che portarono a brutti ricordi di ...dittatura, dateci un Governo vero, autorevole, deciso, che ci tuteli e sia Giusto, che non tenga conto di fazioni e colori politici, che Decida, ed operi. Altrimenti prima o poi, delle due l'una: o la criminalità ci sopraffà o un altro dittatorello prende il vostro posto, con la scusa di dar voce alle proteste della gente, che non ne può più di questa assurda insicurezza.

sabato 1 aprile 2006

Mille di queste Apple


Il primo Aprile 2006 non si celebrano soltanto i ...pesci d'aprile, ma anche i trent'anni di Apple Computer, la software house (e produttore di hardware) fondata, appunto, il 1 Aprile 1976 da quel genio di Steve Paul Jobs, intelligente ed enigmatico guru, luminare dell'informatica, ma anche grande personalità morale.
Pare che abbiano cominciato in un garage, lui e un altro Steve, quel Wozniak che non sempre al giorno d'oggi si trova sulla sua stessa linea, ma che ha insieme a lui un destino parallelo.
Apple per trent'anni ha tenuto alta la testa, contrastando e limitando lo strapotere di Microsoft, avversaria ed alleata, a seconda dei momenti, ed ha saputo creare computer mitici ed antesignani, la prima vera interfaccia grafica, Mac OS prima e Mac OS X poi, che portava nel sistema operativo Apple l'esperienza di NeXT, che Jobs aveva fondato quando era stato allontanato da Apple, dove poi fu richiamato.
Ed ora gli iPod e il loro successo, e tanti accessori e software.
Ma soprattutto uno stile: Think different, uno stile di vita e non solo informatico.
Lunga vita ad Apple, e ancora mille e mille di questi giorni.

domenica 26 marzo 2006

Se due più due fa tre...


Si narra che a Carl Friedrich Gauss, ancora scolaretto alle elementari, la maestra chiese di eseguire la somma dei primi cento numeri, per far trascorrere il tempo, pensava, tanto un po' ci vorrà...
Gauss dopo un paio di minuti consegnò il risultato: 5050. Aveva infatti osservato che bastava moltiplicare sempre l'ultimo numero di una serie per il successivo e dividere per due; aveva scoperto la sommatoria della "Serie aritmetica": n*(n+1)/2.
Pare che per la notorietà di questo fatto ottenne una borsa di studio e potè proseguire i suoi studi al ginnasio, scoprendo altri risultati notevoli, dal teorema fondamentale dell'algebra alla curva "normale" delle distribuzioni statistiche, detta appunto "gaussiana".
Su questa falsariga ad un bambino della mia provincia (più o meno della stessa età) che ha la fama di essere "dotato" in matematica la maestra ha dato come compito quello di sommare i primi 20 numeri (20*21/2=210), e il bimbo dopo alcuni minuti rispose «venti»; e la mestra «ma, rifletti... forse devi sommare 1+2+3+4+... fino a 20»; e il bambino, convinto: «appunto: venti».
Capisco che oggigiorno di geni ne nascono sempre meno, ma la risposta più sorprendente è stata quella della madre, cui la mestra si è rivolta, sorpresa (vista la - immeritata - fama del figlio). La madre per niente sopresa: «Che c'è di strano? nella vita non contano mica la matematica e la storia».
Non contano mica? E cosa conterebbe?
Vorrei proprio capirlo in che società viviamo, in che epoca.
Quando eravamo al ginnasio non sopportavo certe professoresse che pretendevano di tener rigorosamente separate le lettere dalle materie scientifiche, quando dissi di aver preparato per gli esami fisica e filosofia, qualche "intellettuale" tra esse mi disse che dovevo essere un po' ...mattacchione (a mettere insieme i presocratici e Archimede?). Altri tempi. Ma almeno quelle - sbagliando - le idee ce le avevano chiare.
Oggi, dopo una ventina d'anni e passa, c'è gente (diplomata e laureata) che dice che la matematica e la storia non contano. Non diciamo poi la grammatica. E le lingue? E la filosofia (sempre cosa "con la quale o senza la quale si rimane tali e quali")? E il greco e il latino? e la geometria?
E cosa conterebbe nella vita? La politica? Il Grande Fratello? Le attricette e gli attorucoli belli truccati e vuoti dentro? La Smart? I libri di certi giornalisti? Il divorzio? Le pellicce di visone? I telequiz?
Ah, capirlo...
Mala tempora currunt.