venerdì 2 febbraio 2007

Vergogna

Lo dico da tifoso del Catania, di quella Catania che è stata per anni (e nel cuore è ancora, sempre) la mia seconda città: «Vergogna!». Quello che è successo al termine della partita Catania-Palermo per colpa di un gruppo di criminali delinquenti trogloditi che non saranno mai degni di definirsi "tifosi" è inaudito, fa solo male a una città operosa e civile, alla sua gente, alla Sicilia tutta, e non solo alla famiglia del povero Ispettore Filippo Raciti, morto solo per aver esercitato il suo dovere di controllo e prevenzione, per mano di bestie neppure degne di umana pietà e comprensione.
Questo è l'ennesimo atto che infanga il calcio, già vessato da corruzione, scandali, doping e fattacci vari che adesso sì, veramente, tolgono i prosciutti dagli occhi di chi non vuol vedere, di chi continua ancora fariseicamente a pensare a uno sport pulito e ideale, che non c'è più, da tempo. Altro che "campionato più bello del mondo", questa porcheria di mix assurdo di corruzione, spreco di denaro e finta tifoseria da guerriglia urbana. È solo un gravissimo problema di ordine pubblico, oramai, che fa ribrezzo, inorridisce e allontana dallo sport vero, dallo spirito agonistico, dalla gioiosa tifoseria.
Al di là del risultato, che ha visto giustamente il Palermo prevalere sul pur volenteroso Catania, al di là del clima del derby, al di là di tutto, interroghiamoci su quanto si deve fare, perché non basta - come giustamente si è fatto - fermare il campionato, bisogna garantire la sicurezza, punire i colpevoli (questi e tutti gli altri), eliminare (ma sul serio) la corruzione, e finanche proibire la perversa esacalation economica che porta gli ingaggi alle stelle e induce certo a corruzione e atteggiamenti emulativi spregevoli.
Cominciamo anche ad usare un linguaggio più consono: basta con la violenza verbale nelle trasmissioni e nei titoli dei giornali, basta con quelle porcherie di striscioni (anche quelli idioti con i doppi sensi pseudo-sessuali, soprattutto da psicolabili) e le invettive; e basta definire "tifosi" dei delinquenti scalmanati che vanno allo stadio con lacrimogeni, bombe carta e tanta voglia di far violenza: certi criminali non debbono avere la possibilità di infangare il nome dei tifosi veri, delle squadre di calcio e di intere città, che non rappresentano e non rappresenteranno mai.
Cominciamo a pretendere che la giustizia sportiva funzioni davvero, e non produca decisioni poco chiare e poi persino riviste e smentite, come purtroppo abbiamo dovuto constatare nei mesi scorsi, quando tutti invocavano pene severe contro corrotti e corruttori, ma poi si è visto ben poco di veramente serio e austero, come si addice ad una giustizia autorevole.
Cominciamo a dividere i buoni dai cattivi, una volta per tutte, siano essi tifosi, finti tali, calciatori, presidenti, procacciatori, corruttori, corrotti, giornalisti liberi o "integrati", cittadini onesti e meno onesti, e a pretendere rigore e onestà, da parte di tutti.
Catania non merita questi affronti, come non lo meritano tutte le altre città d'Italia. L'Italia non merita questo prevalere di cretini, che costringono a enormi sprechi per lo Stato e le forze dell'Ordine, che potebbero benissimo essere impegnate altrove invece di dover sempre fronteggiare questa massa di sottosviluppati.
Tutti dicono «è ora di fare qualcosa». Ora bisogna decidere cosa, e farlo davvero. Subito.

Alla famiglia dell'Ispettore vanno non solo le più sentite condoglianze, ma anche le scuse di chi non ha saputo impedire questo, e l'obbligo da parte di tutti noi di invocare e ottenere giustizia e la giusta pena per i vandali che hanno rovinato questa bella giornata, in questo venerdì di preparazione a Sant'Agata, che piange per la sua Catania.

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